Il termine stress è generalmente utilizzato per identificare, in campo psicologico e medico, situazioni di tensione, disagio e affaticamento nella persona che, nell’ambito lavorativo, può provocare la sindrome di burnout.
Che cos’è il burnout?
“Andare in burnout”, termine che significa “bruciato,scoppiato”, lo utilizziamo quando la persona non riesce più a fronteggiare in maniera costruttiva tutte le difficoltà che quotidianamente si presentano a livello lavorativo.
Questo fenomeno è caratterizzato da 3 dimensioni:
- esaurimento: la persona si sente prosciugata, incapace di riposare e allo stesso tempo di pianificare e affrontare nuovi progetti;
- cinismo: la persona assume un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti dell’attività lavorativa e dei colleghi. Questo comportamento può essere interpretato come un atteggiamento di difesa da parte della persona per proteggersi da delusione o esaurimento, compromettendo seriamente l’equilibrio psico-fisico;
- inefficienza: prevale un basso senso di autoefficacia e tutto appare insignificante. La persona inizia ad avere pensieri di inadeguatezza e oppressione, rivolti soprattutto alla pianificazione di nuovi progetti.
Possiamo considerare il burnout come un disagio prodotto da un’inadeguata gestione dello stress del lavoro: una reazione di adattamento inefficace di fronte a un importante stress.
Come “malattia professionale” colpisce alcune categorie di lavoratori più di altre. Nel mondo del lavoro ci sono infatti professioni definite “di aiuto”, che sono particolarmente esposte alla sindrome del burnout.
Avremo così una sindrome da burnout nelle professioni sanitarie medici, infermieri, OSS, caregiver e altri operatori sanitari.
Possono essere a richio anche altre figure lavorative, come manager, insegnanti e psicologi.
Esiste un rimedio?
Riconoscere la situazione di difficoltà è già il primo passo per poter affrontare il problema.
E’ importante abituarsi a creare dei confini tra la vita personale e lavorativa. Per fare questo si può iniziare ritagliandosi dei momenti di pausa dal lavoro da dedicare all’esercizio fisico, alla coltivazione di un hobby o cercando, eventualmente, anche di intensificare le occasioni di incontro sociale.
Se tutto ciò non dovesse bastare è giusto richiedere il supporto di uno psicologo, per iniziare un percorso che consenta di favorire maggiore consapevolezza del problema, valorizzare le proprie risorse personali e comprendere le relazioni tra il comportamento manifesto, il proprio vissuto e contesto di vita.